Uomo e donna son entità distinte che rispondono in modo diverso anche alle cure farmacologiche: ecco perchè è importante parlare di medicina di genere.

Le differenze tra uomo e donna non sono solo di genere ma anche sociali: ancora oggi nel mondo molte donne si ammalano e muoiono perchè non hanno le stesse conoscenze o gli stessi diritti degli uomini.

L’obiettivo della medicina di genere, sin dagli anni ’60, seppure in Italia resti tutt’oggi una branca quasi inedita, è quello di garantire ad ognuno la terapia più adeguata, distinguendo per l’appunto tra uomini e donne.

Finalmente nel 2002, con l’istituzione del “Dipartimento per il genere e la salute della donna” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si è riconosciuto che esistono fattori che influenzano la salute dell’individuo che dipendono anche dal genere di appartenenza.

La stessa malattia per un uomo e per una donna

Una stessa malattia spesso ha caratteristiche differenti in uomini e donne e la medicina di genere si propone di studiare, in particolare, le malattie che colpiscono il genere femminile e i meccanismi che ne determinano la risposta alle terapie.

Oggi la scienza si sta aprendo sempre di più alle donne e alle patologie che le colpiscono, studiandole in maniera indipendente, anche se in molti settori si è ancora indietro, poiché spesso la ricerca si limitava a quelle patologie tipicamente femminili come il tumore al seno, trascurandone altre attualmente in forte crescita, ma che si riteneva colpissero prevalentemente gli uomini, come ad esempio il tumore al colon e ai polmoni.

La diffusione tra le donne di queste malattie trova una delle cause nel fatto che, nel mondo occidentale, gli stili di vita di uomini e donne sono diventati sempre più simili, anche se l’organismo femminile reagisce diversamente da quello maschile.

Donne: più soggette agli effetti collaterali delle terapie

Fino ad oggi, le ricerche farmacologiche ed epidemiologiche hanno coinvolto prevalentemente persone di sesso maschile, nonostante siano proprio le donne a utilizzare la maggiore quantità di farmaci, questo è avvenuto principalmente per salvaguardare le capacità riproduttive della donna e anche perché, date le fluttuazioni ormonali, è più difficile definire la relazione tra sintomi e terapia. Si tratta di motivazioni valide ancora oggi, ma il risultato è una percezione non conforme alla realtà delle differenze con cui le malattie si manifestano nei due generi.

Secondo quanto rilevato dai recenti studi clinici le donne, oltre a sviluppare in maniera piuttosto differente le stesse patologie degli uomini, sono molto più soggette agli effetti collaterali legati alle terapie. Questa situazione è proprio da imputare all’assenza di informazioni sufficienti, causata dalla prevalenza di uomini tra le persone coinvolte negli studi clinici.

La medicina di genere quindi è indispensabile, e si propone di mostrare e rimuovere i pregiudizi che confondono le idee sulle malattie tipicamente femminili; di mettere a fuoco i fattori di rischio per le donne dovuti ai cambiamenti negli stili di vita e di sviluppare strategie di prevenzione e campagne di informazione rivolte alle donne.

Questo innovativo punto di vista migliora la terapia rendendo possibili trattamenti su misura, che rispondono davvero nel modo più adatto, sia alle esigenze delle donne, sia a quelle degli uomini: “maschio e femmina li creò”.